sabato 15 settembre 2018

Di Primio si dimette da Sindaco di Chieti e lancia la sfida come possibile candidato governatore

Umberto Di Primio ha protocollato ieri le sue dimissioni da Sindaco di Chieti: alla base della sua decisione la scelta di proporsi come candidato Presidente della Regione Abruzzo per la coalizione di Centro-Destra. Fra gli altri nomi papabili vi sono:

  • il Consigliere Regionale e Presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo
  • il Consigliere Regionale teramano Paolo Gatti
  • il Sindaco di Pratola Peligna Antonella Di Nino 
  • l’Onorevole Fabrizio Di Stefano 
  • il Segretario Regionale della Lega Giuseppe Bellachioma. 
La sfida è appena cominciata. Di Primio ha spiegato tutto nel corso di una conferenza stampa nella quale ha incontrato i giornalisti.

“È stato un atto obbligato - ha esordito - vista un’assurda legge regionale dell’Abruzzo scritta qualche anno fa per impedire a qualche sindaco di candidarsi, non cancellata da tutti i consigli e i presidenti regionali che si sono succeduti negli anni. È una battaglia che ho condiviso con tutti i sindaci.
Per assurdo un Presidente di Regione può candidarsi al Parlamento per poi scegliere quale sia la sua destinazione, un Parlamentare può candidarsi a sindaco o in Regione ma senza doversi dimettere, un sindaco per essere candidato alla Regione invece come prima cosa deve dimettersi.
Abbiamo combattuto la cosa a livello regionale quando un mese fa abbiamo chiesto al Consiglio Regionale che è ancora in carica di rivedere la norma sulle eleggibilità e incompatibilità, la Legge 51 del 2004. Quella legge è stata novellata l’8 agosto di quest’anno con la Legge 18 che ha previsto non l’eliminazione della causa di ineleggibilità in capo ai sindaci, ma ha traslato il termine entro il quale devono dimettersi (era di 7 giorni in caso di elezioni anticipate come nel nostro caso è stato portato a 45 giorni). Ho letto questa norma e ho visto che il termine non era 45 giorni visto che era stata riscritta contenendo ancora la parola “efficacia”: le dimissioni del sindaco diventano efficaci dopo il ventesimo giorno dalla presentazione delle stesse. In questo modo, se io mi fossi dimesso il 6 ottobre come mi era stato detto dall'ufficio della Regione , di fatto sarei stato incandidabile perché l’efficacia delle mie dimissioni non sarebbe stata entro i 45 giorni dallo scioglimento del consiglio comunale. È questo il motivo tecnico per cui ho deciso di dimettermi ora”.

A cosa porteranno, dunque, le dimissioni del sindaco? Chiara e secca la risposta di Di Primio a questo quesito che è stato un vero e proprio tormentone in città nelle ultime ore:
“Ad una situazione di normalità per il Comune e a beneficio di tutti: in questi venti giorni io non ho alcuna compressione delle potestà che sono rimesse in capo al sindaco, continuerò ad operare con pienezza di poteri e il Consiglio Comunale lavorerà in pienezza delle sue facoltà politico- amministrative. Amministreremo fino a quando non ci sarà la scelta che si compirà nel momento in cui avverrà l’indicazione del nome del candidato Presidente di Centro-Destra: se dovessi essere io le mie dimissioni diverrebbero irrevocabili”.

Va dritto al dunque Di Primio quando parla con sicurezza della possibilità che sia proprio lui il candidato di Centro-Destra a Presidente della Regione:
“Sono certo di poter ricoprire l’incarico perché in questi otto anni ho acquisito un’esperienza che altri non possono vantare: quella della conoscenza dei problemi quotidiani della gente, di chi non fa conferenze stampa per dire ciò che farà, ma fa le cose e poi le illustra alla stampa, di chi ogni giorno ci mette tanta passione, fa i conti con la pochezza dei mezzi a disposizione, ma sa che da quella deve tirare fuori le risposte che poi devono arrivare ai cittadini. È la fermezza e rigidità di questo ragionamento che mi dice che un sindaco candidato alla Presidenza della Regione potrebbe essere quel “quid pluris” per dare una risposta a tante domande che vengono dal territorio.
Sono certo di poterlo fare perché sono un uomo di coalizione: il sindaco non appartiene a nessuno, è di tutti. Con lo stesso principio, animo e modo di operare e agire credo di poter fare il Presidente della Regione. Il momento di appartenenza è circoscritto a quello delle elezioni, poi un presidente di regione o un sindaco deve svolgere il ruolo sapendo che lo sta facendo per tutti”.

Nella sua lunga chiacchierata con la stampa ha poi parlato anche di campanilismo:
“Un altro motivo che ho inserito nella mia lettera di dimissioni è che io ritengo di essere un portatore sano di campanilismo: ci tengo alla territorialità, so cosa vuol dire essere campanilisti.
Se sono un portatore sano di campanilismo vuol dire che non ambisco a salire sulla cima di San Giustino per vedere dove finisce la piazza, ma dove parte. In questo caso la piazza corrisponde alle dimensioni dell’Abruzzo e della comunità che potrebbe essere amministrata da uno che in questo momento sta facendo l’esperienza di sindaco, la prima che potrebbe mettere a disposizione di tutta la regione. Abbiamo la possibilità di fare un discorso di campanilismo che riguardi la regione: se salgo sul mio campanile lo faccio non per difendere la mia piazza, ma per allargare e dare più respiro alla visione. Io voglio fare una cosa per tutti, non per pochi: se non mettiamo insieme i tasselli, se non proponiamo il tutto, essendo l’Abruzzo piccolo, rischiamo di perdere.
Il giorno dopo aver vinto le elezioni a Chieti, sono sceso dal campanile e ho fatto il sindaco di tutti: finita la campagna elettorale non farei il Governatore del Centro Destra, ma dell’Abruzzo”.

Di Primio ha aggiunto di avere dalla sua un aspetto a suo giudizio fondamentale nel fare politica, il contatto diretto con la gente:
“C’è un altro elemento che discende sempre dalla esperienza amministrativa di questi anni che è anche intrisa in un’esperienza umana: l’aver ricevuto ed ascoltato tante persone, aver condiviso tante ambizioni, abitudini, delusioni, essere diventato in qualche modo il fratello maggiore, il padre, la persona di famiglia alla quale andare a confidare anche cose personali che nulla c’entrano col ruolo di sindaco. Tutti questi aspetti hanno fortificato in me due convinzioni che ho fatto mie sin dall'inizio della mia attività amministrativa e politica: primo non esistono interessi di parte, secondo l’unico interesse che possiamo coltivare è quello generale. Con questo spirito credo che la mia candidatura è offerta all'attenzione della coalizione di Centro-Destra”.

Quale sarà dunque la scelta finale del Centro-Destra? Anche su questo punto Di Primio è stato molto chiaro:
“Credo si deciderà a Roma: ci sono diversi candidati, faremo un sondaggio per vedere quale potrebbe essere quello giusto nell'immaginario collettivo per Forza Italia. Il nome va messo a disposizione della coalizione di Centro-Destra perché venga scelto colui che possa portarla ad essere il più unita possibile. Io non mi fermo ai partiti: il candidato deve essere capace di catalizzare l’attenzione di quella parte di società non impegnata nei partiti politici. Quello è il mondo al quale rivolgersi.
Si deve contare sulle forze nuove. Ho molti meno nemici dei miei concorrenti, anche se non sono uno che la manda a dire e dunque anche io qualche volta mi vado a cercare dei nemici”.

C’è il desiderio di portare una ventata di nuovo in Consiglio Regionale, e su questo altro punto Di Primio spiega come ha lavorato in proposito:
“Ho detto che c’è bisogno di portare aria nuova nel Consiglio Regionale: è arrivato il momento di dare un cambio di passo, dunque da parte mia ci sarebbe una grande teorizzazione delle esperienze già fatte perché non sono un rottamatore, ma allo stesso tempo grande spazio a chi è nuovo e a cosa può portare in Consiglio Regionale, questa è l’idea che mi sono fatto di una possibile organizzazione”.

Una concezione nuova e più allargata anche di welfare e su come risolvere i problemi della sanità: “In questi mesi ho lavorato con delle personalità del mondo dell’economia e dell’impresa abruzzese, così come sono sceso all'interno delle aziende per capire quali fossero i problemi. Nel fare questo lavoro con degli amici abbiamo tirato giù dei punti per costruire il progetto di governo dell’Abruzzo del futuro: un “welfare regionale”inteso non solo con l’accezione del sociale, ma il welfare deve andare dal sociale, ai problemi del lavoro e della sanità, alla accessibilità dei luoghi e delle strade, all'equilibrio tra interno e costa. L’idea sulla sanità è quella di un riequilibrio fra pubblica e privata, quella di una valorizzazione delle eccellenze che abbiamo nella pubblica o anche nel contenere la spesa per non sforare dai parametri che ci sono dati, ma è anche quella di una pubblica che deve fare delle scelte che ad oggi per logiche tutte clientelari e spartitorie non sono state fatte.
Mi sono rivolto dunque a persone che vivono il mondo sanitario sia nel privato che nel pubblico per tirare giù quella che potrebbe essere un’idea da mettere in atto con il Centro-Destra”.

Uno sguardo anche al territorio e ai suoi problemi:
“La costa ha il vantaggio di essere già adesso un luogo facilmente accessibile, ma ha anche il problema di una crescita non governata: abbiamo bisogno di avere un progetto di sistema di turismo abruzzese. Bisogna mettere insieme la tutela dei parchi e una buona linea montana, recuperare le aree interne che sono una risorsa perché i parchi e le montagne sono elementi di grande attrattiva, ma perché lo spopolamento delle aree interne comporta un impoverimento generale sociale ed anche del territorio. Se continuiamo a far abbandonare le nostre montagne è evidente che quelle terre non coltivate diventeranno dei luoghi che spingeranno fatalmente sul resto della regione sia di produzione di PIL sia in termini di problematiche legate alla gestione del territorio”.

Altro punto focale di un eventuale programma di governo per Di Primio alla Regione è il lavoro: “C’è un tema che è quello delle politiche attive del lavoro: la regione in questi anni si è distinta per le politiche passive del lavoro. Dovremo invertire la rotta creando un sistema di sostegno di imprese abruzzesi e di possibilità per le imprese che non sono abruzzesi di scegliere la nostra terra sulla quale si può e si deve investire. Invertire quindi l’idea della regione degli addii con quella degli investimenti è ciò che vorrei tentare di fare”.

Un'altra tematica di grande attualità è quella delle infrastrutture viarie:
“Le strade… Siamo andati a fare un giro nell'Alto Vastese e le aziende che abbiamo visitato avevano il problema di spostarsi da un paese all'altro: da Carunchio a Civitella si passa su una strada dove è impossibile camminare. Un’impresa ci ha detto che si sarebbe spostata o a Lanciano o Vasto: questo vuol dire togliere da quei territori ricchezza, popolazione, speranza, futuro. Le infrastrutture viarie sono fondamentali per il collegamento interno così come lo sono quelle della Val di Sangro ed altre che riguardano le nostre aree di produzione”.

Si è parlato anche di infrastrutture digitali, ancora indietro nella nostra regione:
“Questo è un altro tema che è stato sottovalutato: la fibra non arriva dovunque, in alcune aree di produzione non c’è. C’è un’alimentazione discontinua per le attività produttive che fa avere dei vuoti che interrompono cicli, una cosa non tollerabile per una regione che vuole rialzare la testa e tornare ad essere la regione traino dell’intero Centro- Sud Italia”.

Sul finale della conferenza Di Primio ha posto l’accento su altri punti sui quali vorrebbe lavorare, fra i quali le città colpite dal terremoto.
“C’è il grosso tema delle macroregioni, quello del Corridoio 5, ancora quello dell'Interporto di Manoppello che deve essere assolutamente rilanciato (ricollegarlo cioè con i porti di Bari e Napoli). C’è un ultimo punto, quello delle due città colpite dal terremoto. Continuo a dire che il capoluogo dell’Abruzzo è L’Aquila: bisogna fare in modo che si rialzi definitivamente, recuperare il tempo perso in questi anni che hanno rallentato la ricostruzione. Teramo dopo il terremoto conta ancora 4000 sfollati e dunque bisogna dare la possibilità di avere un vero piano di recupero delle città e delle attività pubbliche in modo che non ci si ritrovi fra qualche anno ad avere un peso enorme che potrebbe rallentare l’intera regione”.

Tutto questo per l’Abruzzo… ma Chieti, in questi giorni di attesa sulla scelta del Centro-Destra per il candidato alla Regione, potrà ancora contare sul suo sindaco e l’amministrazione attuale? Il concetto è ribadito di nuovo chiaramente da Di Primio:
“L’intenzione è quella di continuare a lavorare in questi venti giorni come se il ventesimo giorno fosse l’ultimo per quanto riguarda le realizzazioni: correremo come pazzi perché si possa fare tutto quanto possibile per i progetti che abbiamo in cantiere, ma ne parlerò eventualmente fossi candidato e ne darò dunque conto alla città di ciò che abbiamo fatto come amministrazione in questi otto anni. Ciò che invece non mancherà è il fatto che veramente agiremo come se il ventesimo fosse l’ultimo giorno facendo le cose e sapendo allo stesso tempo che le dimissioni non sono irrevocabili, ma sono legate alla candidatura del sottoscritto alla Presidenza della Regione.
Continueremo a ragionare, pensare e programmare come se il nostro mandato finisse nella primavera del 2020. Nessuno si sente smobilitato, tantomeno io. Non si chiude nessuna fase con questa mia presa di posizione necessaria ed anche voluta per sgombrare il campo dall'indecisione che regnava su questa vicenda. Mi sono dimesso e si vedrà se sarò io o no il candidato a Presidente della Regione, ma ci voleva un po’ di fermezza. La nostra idea è quella di lavorare perché questo non è un momento di chiusura, ma potrebbe essere di ripartenza: se sarò candidato alla Regione con un’altra prospettiva, se invece sarò in carica fino al 2020 con la mia amministrazione si lavorerà sempre di più.
Certo è che dall'8 agosto, data nella quale ho fatto un’intervista al Consiglio regionale, è ripartita tutta una storia che deve avere come caratteristiche determinazione, passione, voglia di fare e di non risparmiarsi per far sì che gli altri possano godere della nostra amministrazione.
Avevo preso la decisione della candidatura, ma prima di assumerla materialmente e acquisire un protocollo a testimoniarla avevo la necessità umana di e politica di parlare con chi ha partecipato alle elezioni vincendole. Ribadisco che la mia candidatura ha delle caratteristiche che altre non hanno.
Io penso di poter portare l’esperienza che ho maturato in questi anni, credo di essere quello che ha meno nemici e quando si deve creare una coalizione non c’è un fuoriclasse nella corsa, ma si devono mettere insieme i fattori positivi e negativi dei candidati e vedere quali fra questi è in grado di portare i maggiori benefici alla coalizione stessa. Sono quello che ha una visione vicina ai problemi della gente perché ho fatto il sindaco. Penso di poter dire di essere una persona che in questi anni senza troppo clamore, ma mettendoci solo del lavoro, è stata in grado di raggiungere a livello nazionale dei buoni risultati per la città: le relazioni umane ed istituzionali sulle quali ho lavorato sono importanti e le potrei mettere a disposizione della Regione qualora fossi io il candidato”.

Piero Vittoria

Nessun commento: