Chi di noi non ha mai canticchiato 'è un mondo difficile'? A distanza di qualche anno dall'indimenticabile successo 'Me cago en el amor' (questo era il titolo della canzone) Tonino Carotone torna a spopolare nelle piazze italiane con il tour 'Ciao Mortali', suo ultimo album. E arriva anche a Pescara, in un'esibizione vorticosa e di festa che ha animato lo scorso sabato fino a notte fonda il pubblico accorso per vederlo alle Canarie Beach Club. E' lì che lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.
Nel dicembre 2008 hai ricevuto a Napoli il Premio Carosone alla carriera come miglior artista straniero: cosa ha rappresentato per te questo premio?
«E' stata un'esperienza molto bella, rappresenta un riconoscimento... no, diciamo un onore, perché il Premio Carosone è reale, serio, non è una roba promozionale. Suonare a Napoli è stato un grande successo, anche se la soddisfazione più grande era stata, qualche anno prima, fra il '99 e il 2000, conoscere personalmente il Maestro».
Ti aspettavi di ottenere questo riconoscimento?
«No, è stata una sorpresa incredibile, e soprattutto un bel regalo di Natale, visto che la premiazione c'è stata proprio a fine dicembre».
Quest'anno sei stato ospite del Kustendorf Film Festival a Belgrado, festival di cinema nel quale si sono esibiti anche Emir Kusturica e la sua No-smoking Orchestra: tu hai già avuto delle esperienze nel cinema e nella tv... pensi che ciò si possa ripetere?
«Sì, io ho partecipato ad alcune serie tv in Spagna, sono comparso in diversi film e cortometraggi. Anche le mie canzoni sono presenti in numerose colonne sonore... certamente mi piacerebbe poter ripetere queste esperienze, anche se non so se e come succederà. Il cinema è un altro genere di arte, una professione seria, che andrebbe studiata e approfondita dovutamente».
Chi sarebbe stato Tonino Carotone oggi se non fosse diventato un musicista? Che lavoro avrebbe svolto?
«Difficile dirlo. Ho fatto lavori molto diversi fra loro in passato: ad esempio sono stato vigile del fuoco, ho lavorato in zone di montagna, ho fatto il postino, il cameriere... se non fossi stato un musicista, chissà, forse sarei stato un bandito, o un narcotrafficante! (ride)».
A proposito di droga, hai girato un video di auguri con Manu Chao per Don Gallo, che dagli anni '70 è il punto di riferimento della comunità di recupero di San Benedetto al Porto di Genova...
«Sì, è vero. Don Gallo è un grande amico e ho un grande rispetto per lui, perché è una persona integra, uno che lavora con gli ultimi e per gli ultimi, prostitute, drogati... inoltre è una figura di grande libertà all'interno della Chiesa».
E tu sei cattolico?
«Mah, ho ricevuto un'educazione cattolica dai miei genitori, ma non così profonda. Per me ciò che conta è la solidarietà, l'aiuto ai meno fortunati. In un mondo talmente consumista, la gente potrebbe essere più solidale».
Qual è la tua canzone italiana preferita?
«Penso "Azzurro" di Paolo Conte. E anche "Storia d'amore" di Celentano, di cui ho fatto anche una cover».
Hai scontato un anno di carcere per non aver adempiuto ai tuoi obblighi di leva: cosa ricordi e cosa porti con te di quell'esperienza?
«E' stata la conseguenza di una lotta che non era solo mia, ma che supportavamo in molti nel mio paese (Pamplona), contro il militarismo. Il militarismo, infatti, è sempre negativo, ed è anche una spesa incredibile: ci girano parecchi soldi in questo 'negozio della guerra'. Io credo in valori positivi e penso che anche la musica, la poesia, tutte le arti possano aiutare a sensibilizzare la gente al pacifismo e alla non-violenza. In carcere ho imparato tanto: sempre con la chitarra, con gli altri ragazzi... Certo, per me è stato diverso perché sono stato incarcerato per una causa nobile, giusta, per cui sono entrato e uscito a testa alta. La cosa più triste era vedere che alcuni invece erano dentro perché avevano fatto errori, e c'era quindi una sofferenza diversa».
La tua musica è un mix di generi diversi. Quale ti appartiene e ti rappresenta di più?
«Non lo so, non si può parlare di purismo nella musica secondo me. Per me la musica stessa è contaminazione: tutto si mescola, a partire da quello che si ascolta da piccoli. Penso che si debba prima osservare gli altri e poi progettare. Ecco, posso dire che sono un osservatore prima di essere un musicista».
Perché hai chiamato 'Ciao mortali' il tuo ultimo album?
«Perché così posso salutare davvero tutti, senza distinzione. Così posso salutare anche chi si crede immortale! Prima siamo animali, poi vertebrati, poi uomini civilizzati. Ma tutti uguali, almeno di fronte alla morte. Insomma, c'è un grande senso di umanità dietro tutto questo».
Sei soddisfatto del libro che hai scritto con Federico Traversa, 'Il Maestro dell'ora brava'?
«Si, è stata una bella esperienza. Federico Traversa mi ha seguito per 8 mesi, e insieme abbiamo raccontato questa mia 'filosofia notturna'. Eravamo insieme per locali, concerti, strada, autostrada... E' stato bello perché nel libro non c'è solo l'artista Tonino Carotone, ma la persona. E' insomma un po' un'autobiografia, con ricordi di bambino e delitti prescritti!».
Giorni fa Manu Chao, tuo amico e collega, ha dato spazio sul suo sito al messaggio della Rete di intellettuali e artisti in difesa dell'umanità che sta raccogliendo firme per una dichiarazione volta a conoscere cosa è realmente successo sulla Flottilla Freedom e a condannare i responsabili. Cosa ne pensi? Firmerai?
«Non sapevo ancora nulla di questa raccolta firme, ma credo proprio che firmerò. Sono tempi in cui si parla spesso di terrorismo. La parola terrorismo è una parola killer: spesso ci si approfitta di questo termine per colpire questa democrazia o quella rivoluzione. E' difficile dire cosa si dovrebbe fare, ma in generale è certo che Israele avrebbe dovuto imparare dal suo passato quanto sia importante il rispetto della libertà».
Ora che sei affermato e hai successo, è ancora un mondo difficile?
«E' sempre un mondo difficile, per la maggior parte di noi. E' facile per qualcuno, forse, ma sono davvero pochi!».
Carlotta Giovannucci
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