martedì 22 novembre 2016

In Abruzzo è boom di risparmi, ma niente soldi alle imprese

Credito in caduta tra aprile e giugno: male Chietino e Pescarese, manifatture e costruzioni. Mentre, al contrario, i depositi bancari e postali crescono il doppio della media Italia

Diminuisce senza soluzione di continuità il credito erogato in Abruzzo alle imprese, indipendentemente dalla loro dimensione o natura giuridica. Mentre a dispetto di ciò crescono depositi e risparmi postali, e pure a ritmo doppio della media Italia. Lo attesta lo studio messo a punto per la Cna regionale da Aldo Ronci su dati di Bankitalia, secondo il quale tra aprile e giugno di quest’anno si è registrata una ulteriore caduta di impieghi verso i comparti produttivi di ben 69 milioni di euro rispetto al trimestre precedente.

Un dato che pone l’Abruzzo in netta, negativa controtendenza, rispetto alla media Italia: -0,47% a fronte di un incremento dello 0,20% nazionale. A pagare il prezzo più alto della chiusura a doppia mandata delle casseforti, tra i territori abruzzesi - fa eccezione solo l’Aquilano, con +37 milioni di euro - sono state tutte e tre le altre province: un po’ il Teramano (-9), assai più pesantemente tanto il Pescarese (-42) che soprattutto il Chietino (-55). A fare le spese della chiusura dei cordoni della borsa da parte del sistema bancario – ma la contrazione che non riguarda le famiglie, cui è andato un aumento di 75 milioni – sono state le imprese: non importa di quali dimensioni o natura.


«Perché tra aprile e giugno – spiega il curatore dell’indagine dati alla mano – il decremento del credito alle imprese fino a 5 addetti, dimensione dell’artigianato e della micro-impresa è stato di 8 milioni di euro, cui vanno aggiunti i 61 delle società “non finanziarie”: per un totale di 69 milioni». Quanti ai settori produttivi, nessuno si è salvato dai tagli. L’attività economica che in Abruzzo ha subito il decremento più consistente è quella manifatturiera con 84 milioni in meno; mentre hanno registrato decrementi meno importanti le costruzioni (-30), e i servizi alle imprese (-24). Unica attività che è riuscita a segnare un incremento apprezzabile, il settore immobiliare (+58).

Il quadro a tinte fosche sul credito stride visibilmente con i dati relativi a depositi e risparmio postale. Perché nella “pancia” degli istituti bancari abruzzesi e delle Poste, nel secondo trimestre dell’anno gli abruzzesi hanno depositato 129 milioni di euro in più, con un valore percentuale doppio rispetto alla media Italia: 0,51% contro 0,25. L’incremento delle “sofferenze”, ovvero dei crediti divenuti inesigibili da parte delle banche è stato di 77 milioni di euro, con una crescita percentuale dell’1,83% (media Italia 0,99%). Quota tanto elevata da generare una impennata tanto nel rapporto con il credito erogato (17,19%, a fronte dell’ 11,90% nazionale con un differenziale di 5,29 punti percentuali) che sui tassi d’interesse praticati nei confronti della clientela: 8,03% con uno spread di 2,82 punti percentuali rispetto alla media Italia.

Ultima considerazione, stavolta sul trimestre precedente: con la cessione dei propri crediti in sofferenza da parte delle quattro banche in amministrazione straordinaria (Banca delle Marche, Banca dell’Etruria, Cariferrara e, in Abruzzo, Carichieti) si è determinata nelle regioni di riferimento un crollo degli impieghi. Crollo che per l’Abruzzo si è tradotto in una flessione di ben 696 milioni di euro, pari a un decremento percentuale del 2,88%: secondo peggior risultato tra le regioni italiane dopo le sole Marche.

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