venerdì 3 luglio 2015

I Faberi cantano De Andrè al Nottingham Castle di Palena l'11 luglio

I Faberi, tribute band di Fabrizio De Andrè, si esibiranno al Nottingham Castle di Palena l'11 luglio a partire dalle ore 22,30. Passati oltre 15 anni dalla scomparsa di De Andrè, resta ancora molto di lui. E le nuove generazioni se ne accorgono. Le iniziative, i cofanetti e i greatest hits ideati in questi anni per ricordarlo non sono solo abili trovate di marketing, ma anche modi per insegnare ai giovani la lezione di un artista decisamente controcorrente, che con la sua voce dal timbro scuro e ammaliante, le sue musiche malinconiche e folk, i suoi testi intrisi di pura poesia, veicolava messaggi che ancora oggi sono di forte attualità.

Tra i colleghi, Mauro Pagani e Morgan sono solo gli ultimi due, in ordine di tempo, che hanno voluto omaggiare De André: il primo reincidendo “Creuza de ma”, capolavoro del 1984, il secondo rileggendo a modo suo “Non al denaro, non all’amore, né al cielo”. «Se hai pietà umana sei un fuorilegge», diceva De André.

Nulla di più vero, specie considerando ciò che egli ha scritto nelle sue canzoni, le cui liriche erano spesso e volentieri intrise di questa “pietas”. Una pietas che i più bigotti non sembravano voler capire, quando De André riprendeva i vangeli apocrifi e ne traeva ispirazione e magnificenza. O quando raccontava la storia di Marinella, il sogno di Maria, la guerra di Piero, le disavventure di Bocca di Rosa, tuffandosi nel fiume Sand Creek dopo essere passato per via del Campo, dove “c’è una puttana”. Perché il mezzo è il messaggio, come sosteneva McLuhan, e il cantastorie ligure ha fatto sua appieno questa importante dottrina.

Lui camminava sempre “In direzione ostinata e contraria”, proprio come il triplo cd che SonyBmg ha dato alle stampe nel 2005. Il giudizio di valore lo lasciamo ad Aldo Grasso, critico televisivo ma non solo, che ha dichiarato: «Fabrizio era innanzitutto la sua voce, una voce che si riconosceva all’istante come quella di un cantore di razza. Era una voce etica». Insomma, aver perso De Andrè, che era un grande comunicatore nonostante si dicesse che non amasse apparire, è stato un grande danno soprattutto per l’alimentazione di una coscienza civica, e artistica, che ha sicuramente arricchito l’Italia. Emblematico, in tal senso, questo suo celebre verso: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

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