Mi piace iniziare in questo modo questa mia recensione del biopic su Freddie Mercury e i Queen.
Un film consigliatissimo per tutti i fan della band inglese e gli amanti, una delle più grandi della storia del rock mondiale. La sala del cinema piena all'insolito orario delle 18.30 fa capire la febbrile attesa che si registrava nei confronti di un film che già in tutto il mondo ha registrato incassi record (circa 500 milioni di dollari) e l’accoglienza entusiastica del pubblico.
In Italia è uscito ieri, 29 novembre, ed io non ho saputo resistere: era troppa la curiosità di vedere come fosse questo “Bohemian Rhapsody” che ha avuto una pubblicità quasi senza precedenti in questi ultimi mesi. Che dire? Il film si rivela un piccolo grande capolavoro perché riesce a dare un’immagine piena di Freddie Mercury come artista, ma anche come uomo, fra eccessi e debolezze, e descrivere al meglio il suo status di frontman unico consegnato per sempre alla leggenda.
Da molti la sua è considerata a ragione la voce più bella della storia e su questo in pochi potrebbero obiettare.
Rami Malek interpreta Freddie anzi lo fa rivivere: straordinaria la sua interpretazione, perfette le movenze nelle immagini in concerto, ma anche nei suoi atteggiamenti della vita di ogni giorno e dal punto di vista psicologico. L’attore è strepitoso infatti anche nel far trasparire il lato umano del grande performer (su tutte segnalo, da questo punto di vista, la scena nella quale si riconcilia con il padre).
“Bohemian Rhapsody” colpisce nel segno riuscendo in poco più di due ore a rendere quasi fedelmente la vita e la carriera di un personaggio che non ha eguali e della carriera dei suoi Queen.
Il film si divide fra la vita privata di Freddie, i suoi eccessi e le sue trasgressioni, ma anche i momenti di umana debolezza che contrastano con quelli della sua sfavillante carriera con i Queen.
C’è spazio per i suoi amori, i rapporti difficili con il padre che solo alla fine si lascerà andare alla soddisfazione di avere un figlio come Freddie, il rapporto con l’amore della sua vita Mary Austin e poi ovviamente i tanti fantastici momenti con i suoi compagni di avventura musicale.
Proprio su quest’ultimo aspetto è interessante scoprire come la band inglese sia fino ad un certo punto del suo percorso una vera famiglia che poi rischia di sgretolarsi per la forte personalità e l’egocentrismo del suo leader: su questo punto però tanti sono i dubbi sulla veridicità della cosa perché non è mai stato provato che i Queen fossero stati sul punto di sciogliersi dopo la scelta di Freddie di dedicarsi ad una parentesi da solista. È proprio il Live Aid a rimettere insieme il gruppo nel film e lo consacra come autentica icona indelebile del rock mondiale: epica l’esibizione in quello storico concerto, momento immortalato nella parte finale in maniera perfetta con Rami Malek protagonista assoluto… le sue movenze sembrano rimandare al Freddie che quel giorno stregò il mondo intero con una performance incredibile, giudicata una delle più belle della storia.
Anche gli altri attori forniscono un’interpretazione eccezionale nel film, a partire da Gwilym Lee nella parte di Bryan May, molto somigliante fisicamente al chitarrista dei Queen, ma anche Lucy Boynton che dà lustro al personaggio di Mary Austin mettendone in evidenza i lati caratteriali in maniera favolosa.
Le canzoni ovviamente sono grandi protagoniste: la parte dedicata all’album “A Night at the Opera” ed in particolare all’epica “Bohemian Rhapsody” è fra le più belle dell’intero film.
È chiaro che poi qualcosa è stato anche sapientemente “romanzato” dagli sceneggiatori e dal regista Bryan Singer, ma ciò non toglie pathos ed emozione a questo che, a mio giudizio, è uno dei più riusciti biopic di sempre. Se proprio io dovessi trovare un piccolo difetto a queste due ore di autentica meraviglia sta nel fatto di essersi fermati storicamente al 1985 senza andare ad esplorare una parte della carriera dei Queen che ha prodotto capolavori come “The Miracle” e l’immenso “Innuendo”, ma questa è stata probabilmente una scelta ben precisa e mirata degli sceneggiatori e del regista. Chissà come avrebbe giudicato Freddie Mercury questo “Bohemian Rhapsody”.
Piero Vittoria
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