“Se un ragazzo della generazione attuale si imbattesse all’improvviso in una successione di canzoni così belle come quelle contenute in questo disco non si farebbe delle domande sul quando queste siano state scritte, se le godrebbe e basta come sarebbe giusto fare con tutto quello che ascoltiamo”. Ecco, le parole di questo amico youtuber tracciano, meglio di qualunque altra, il perimetro di un’operazione così, il racconto entusiasta di alcuni episodi della canzone italiana intravisti sotto una luce diversa, come se si trattasse a tutti gli effetti di materiale completamente nuovo messo a disposizione soprattutto di chi non lo conosce nel suo abito originale.
Tra i pezzi dell’album, qualcuno più noto al grande pubblico e altri decisamente meno, si respira infatti la vita fuori dall’archivio, una specie di attualità consapevole.
“Al di là dunque di qualsiasi valutazione sulle modalità di riproposizione di queste canzoni - gli originali sono sempre più belli di default - scherza Fabio Falcone, il cantante de La Differenza - Queste storie sembrano tutte scritte ieri e inevitabilmente da grandi autori”.
Prodotto da Stefano Severini & Raffaele Zaccagna, 'Il Tempo Non (D)Esiste' è un richiamo allo splendore del repertorio meno noto di alcuni tra i più grandi artisti del periodo, una ricerca mai pedante a uso delle nuove generazioni, seppur priva di compiacimento nostalgico.
Il riflettore puntato su brani straordinari che sembrano scritti ieri, ma che in buona parte dei casi sono sfuggiti al rimasticamento dei talent show e dei pianobaristi estivi, investe il repertorio di artisti come Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Ron e quello più recente del primo Alex Britti.
E poi quello di Enrico Ruggeri, con diversioni nell'eleganza distaccata di Garbo e nell'intensità di Tony Cicco della Formula 3.
Unica eccezione di una hit senza se e senza ma, il 'Sole Spento' realizzato con Omar Pedrini, comunque stravolto fino a un reggae assolutamente coinvolgente.
Tutti loro hanno apportato la loro collaborazione interpretativa al disco, rendendolo un unicum nell'attuale panorama musicale, così pure come Alberto Fortis che rilegge insieme alla band in chiave dark dance un capolavoro aspro di Faust'o (all'anagrafe Fausto Rossi) e nel caso dell'omaggio diretto agli Skiantos del formidabile Roberto “Freak” Antoni.
“Non si è trattato di attualizzare nulla - spiega Fabio Falcone - ma semplicemente di riprodurre e suonare a modo nostro qualcosa che di per sé era già meraviglioso e “moderno”, inteso nell'accezione migliore naturalmente”.
L’unico inedito del disco è 'Molecolare', preso in prestito e scritto insieme ad uno dei più interessanti autori della scena italiana, Davide Di Maggio (tra le altre cose ben noto per 'Cleptomania' degli Sugarfree). Qui la band lascia spazio al gusto elettronico di Jakka e alla produzione, giocando con gli accenti e incalzando fino ad un pre-inciso reiterato e a un ritornello particolarmente “catchy”.
Testo bizzarro e furbissimo, in cui c’è la disperazione di un uomo che cerca la verità nel contatto fisico con una compagna che glielo nega, per distacco o per disamore, con i due avvolti in un finale. 'Tira a Campare' con Edoardo Bennato è la canzone scelta dunque per aprire la strada a questo nuovo ambizioso lavoro de La Differenza. Quando nel lontano 1974 Edoardo Bennato la scrisse per Napoli le cose erano molto diverse. Le canzoni, quando sono belle come questa, vivono di luce propria, abbracciano altre storie, si sfilano dalla narrazione originaria e sconfinano verso nuove malinconie senza chiedere permesso, prestando così la voce persino a chi al tempo della prima pubblicazione non era ancora nato. Ed ecco come una dedica d’amore contrastato ad una città diventi la più attuale delle ferite, con una generazione in bilico tra la rabbia del dover andar via e la riflessione sul restare, la più impietosa possibile. Quel “c’è ancora un po’ d’umanità” del finale del brano ora non potrebbe che esser letto con acuminata ironia, questo è sicuro; resta comunque il dubbio di un mondo che sente di non avere scelta, e che la Vita, quella vera, sia necessariamente altrove, come chiosava qualcuno.
Nel videoclip del brano (regia di Giò Martinelli, attori protagonisti Gianmaria Racano e Gaia Genovesi) c’è il silenzio laconico della ripetizione, in un quotidiano che non ha più direzione né la esige, su sequenze di gesti che si chiamano fuori da ogni desiderio di comunicazione.
La band intanto racconta quella rivoluzione prigioniera della mente dei protagonisti che non sa farsi movimento oppure che, senza rumore, è pronto a diventarlo a breve. La canzone è una versione rivisitata di quella incisa da Edoardo Bennato.
Nata originariamente sull’amore contrastato verso la propria città d’origine, nel video si trasforma nella riflessione di una generazione sull’andare o sul restare nel silenzio impietrito dei protagonisti, tra la ripetizione dei gesti quotidiani e la loro progressiva assenza di significato.
'Tira a Campare', dunque, è il filo dei pensieri, il dubbio, il desiderio senza rumore che segue gli attori di Giò Martinelli in ogni loro movimento, smarriti tra un’alba e la sera di una giornata qualunque. 'Tira a Campare' è prodotto da Stefano Severini & Raffaele Zaccagna per SMR/Universal Music.
Nessun commento:
Posta un commento