
"Certo, girare per L'Aquila in questi giorni è un colpo duro: non si può vedere questo deserto, ti ricordi quei silenzi, ti vengono in mente i volti di persone che non ci sono più - racconta Cialente, ora medico in pensione - Da quel 6 aprile 2009 è passata mezza generazione, ma questi giorni ci fanno rivivere il dramma con un'intensità diversa".
Ironia della sorte, anche quest'anno le 3,32 cadranno di lunedì, il lunedì della settimana di Pasqua: "Per noi aquilani è un'altra botta forte alla psiche; paradossalmente ci siamo già passati, sappiamo cosa voglia dire restare chiusi nelle tende o negli alberghi in solitudine o in silenzio. L'unica cosa vera è che con questo isolamento ci sarà più difficile elaborare un lutto collettivo".