L'ex ciclista spoltorese Danilo Di Luca ha presentato a Pescara il suo libro "Bestie da vittoria", scritto con Alessandra Carati ed edito da Piemme. Un'autobiografia che sta facendo molto discutere, per via dei contenuti decisamente forti.
"La gente non si rende conto che cos’è correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve, l’acqua, il freddo, il caldo, la febbre, la dissenteria, il dolore, la fatica.
Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si è bruciata le palle, che è morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l’importante è vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria.
Quando i direttori sportivi dicono: «Non so niente», mentono. L’ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perché tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie. Ogni ciclista sa che tutti si dopano, eppure nessuno parla.