martedì 29 giugno 2010

Herbie Hancock: a 70 anni un nuovo progetto

"The Imagine Project", il nuovo album di Herbie Hancock, sarà pubblicato oggi su etichetta Hancock Records/Red. E’ un progetto senza precedenti, con il quale l'artista festeggia 70 anni, e che vede la collaborazione tra Herbie e superstar provenienti da ogni angolo del pianeta. Per esprimere i temi chiave della pace e della responsabilità globale, Hancock utilizza il linguaggio universale della musica e riesce a fondere la sua visione artistica con l’identità musicale “locale” delle culture di tutto il mondo, superando anche i confini di generi. Gran parte delle registrazioni sono state filmate nei luoghi di provenienza di ogni artista e le immagini saranno incluse in un film-documentario visibile sul web. Diversi brani dell’album sono stati prodotti da Larry Klein, premiato produttore e collaboratore di Joni Mitchell, Madeline Peyroux, Luciana Souza, Tracy Chapman, Melody Gardot e dello stesso Hancock per River. “La musica è davvero il linguaggio universale”, spiega Hancock. “The Imagine Project esplorerà quel concetto, unendo molteplici culture attraverso la canzone e l'espressione creativa positiva. La mia speranza è che la musica riesca a creare armonia nel mondo a tutti i livelli”. The Imagine Project è la dimostrazione di quanto Herbie Hancock sia sempre straordinariamente all’avanguardia. Le incisioni dell’album si sono svolte nel luogo di origine di ciascun artista e incarnano lo spirito, il cuore, i suoni, i colori e i sapori di ciascuna ambientazione, creando un’esperienza musicale e sensoriale completa. Il risultato è un album-documentario senza confini, celebrativo, che esprime una riflessione globale sul potere unificante della musica e sulla capacità di risvegliare le coscienze. Herbie Hancock sarà in Italia per alcune date: stasera si esibirà a Bollate (Mi) a Villa Arconati, il 1° luglio a Roma (Auditorium Parco della Musica) e il 15 luglio a Perugia (Umbria Jazz).

lunedì 28 giugno 2010

Maurizio Rolli nello staff degli arrangiatori della Metropole Orchestra

Maurizio Rolli, uno dei migliori bassisti e compositori sulla scena europea, aveva da poco realizzato il suo ultimo cd “Rolli’s Tones”, una big band di 30 elementi che dà una nuova voce ai classici dell’ Hard rock, quando il grande compositore Vince Mendoza (5 i Grammy Award ottenuti sin qui in carriera), abitualmente al fianco di grandi “stars” come Bjork, Joni Mitchell, Andrea Bocelli, Michael Bublè e molti altri, colpito dalla qualità degli arrangiamenti, ha proposto a Maurizio di entrare nello staff degli arrangiatori della Metropole Orchestra. La Metropole è la più grande orchestra stabile d’Europa, 52 elementi in organico, con la possibilità di trasformarsi da big band ad orchestra sinfonica, grazie alle straordinarie capacità dei polistrumentisti e a uno staff di arrangiatori senza uguali. Lunghissima la lista degli artisti di fama mondiale che si sono esibiti con questo organico, tra tutti Pat Metheny, Joe Zawinul, Gino Vannelli, Michael Bolton. Sabato scorso è toccato invece alla “regina del soul” Chaka Khan: a Utrecht, in Olanda, sono state ripercorse le tappe della carriera della cantante statunitense, conosciutissima dal grande pubblico e vincitrice di 10 Grammy Award. Per il concerto Maurizio Rolli ha provveduto all’arrangiamento di due hits della cantante di colore: “Trough the fire” e “Stay”. La collaborazione con la Metropole proseguirà con un concerto che la formazione terrà nei prossimi mesi. Verranno eseguiti tutti i brani contenuti nel Cd “Rolli’s Tones” (uscito per la Widesound). Maurizio Rolli sarà presente nella doppia veste di arrangiatore e solista al basso elettrico e contrabbasso. Con lui sul palco altri due grandi artisti: Mike Stern e Peter Eskine (già ospiti di rilievo del cd).

domenica 27 giugno 2010

"Croce e delizia" per Simona Molinari

E' uscito “Croce e delizia”, il nuovo cd di Simona Molinari che segue “Egocentrica”, debut-album presentato a Sanremo lo scorso anno nella sezione “Proposte 2009”. Il disco è stato anticipato dal singolo “Amore a prima vista” che vede la collaborazione di Ornella Vanoni e che è entrato direttamente nella top ten dei brani più venduti. 

Un duetto unico in cui si fondono due anime: l’inconfondibile ed emozionante timbro di Ornella Vanoni e l’incantevole e raffinata voce di Simona Molinari. Una bossanova con forti influenze jazz, che ricorda alcuni brani degli anni '70 che la Signora della musica italiana ha interpretato attraverso le collaborazioni più illustri come Roberto Carlos, Vinicius De Moraes e Toquinho. 

venerdì 11 giugno 2010

Rita Marcotulli omaggia i Pink Floyd al Macro Testaccio di Roma

"Us and them, noi e loro": così si intitola l'omaggio ai Pink Floyd ideato da Rita Marcotulli che sarà presentato domani alle 21.30 al Macro Testaccio (Piazza Orazio Giustiniani, 4) nell’ambito del Festival Architettura di Roma. Ingresso libero. In questa occasione, Rita Marcotulli al pianoforte si presenterà con una nuova formazione che comprende Raiz alla voce, Daniele Tittarelli ai sassofoni, Mattew Garrison al basso elettrico, Giovanni Falzone alla tromba e Mark Mondesir alla batteria. L'evocazione di aspetti cosmici e del quotidiano attraverso la sperimentazione del suono, la rottura delle forme convenzionali e la poetica delle melodie, rendono la musica dei Pink Floyd non solo attuale ma ancora fonte di ispirazione per questa formazione di musicisti che, pur provenendo da realtà musicali diverse, vi trovano un linguaggio comune. I brani che il gruppo eseguira' sono, tra gli altri, Money, Us and Them, Wish you were here e Set the controls for the heart of the sun. Il risultato è conturbante: gli arrangiamenti, intelligentemente dosati e al tempo stesso mantenuti "aperti", non stravolgono gli originali, né nello spirito né nel sound, riuscendo ugualmente a diversificarsi e imprimere alla materia preesistente una impronta personale e originale ricca di inaspettati punti di fuga.

lunedì 7 giugno 2010

Tonino Carotone: "È sempre un mondo difficile!"

Chi di noi non ha mai canticchiato 'è un mondo difficile'? A distanza di qualche anno dall'indimenticabile successo 'Me cago en el amor' (questo era il titolo della canzone) Tonino Carotone torna a spopolare nelle piazze italiane con il tour 'Ciao Mortali', suo ultimo album. E arriva anche a Pescara, in un'esibizione vorticosa e di festa che ha animato lo scorso sabato fino a notte fonda il pubblico accorso per vederlo alle Canarie Beach Club. E' lì che lo abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.

Nel dicembre 2008 hai ricevuto a Napoli il Premio Carosone alla carriera come miglior artista straniero: cosa ha rappresentato per te questo premio?
«E' stata un'esperienza molto bella, rappresenta un riconoscimento... no, diciamo un onore, perché il Premio Carosone è reale, serio, non è una roba promozionale. Suonare a Napoli è stato un grande successo, anche se la soddisfazione più grande era stata, qualche anno prima, fra il '99 e il 2000, conoscere personalmente il Maestro».

Ti aspettavi di ottenere questo riconoscimento?
«No, è stata una sorpresa incredibile, e soprattutto un bel regalo di Natale, visto che la premiazione c'è stata proprio a fine dicembre».

Quest'anno sei stato ospite del Kustendorf Film Festival a Belgrado, festival di cinema nel quale si sono esibiti anche Emir Kusturica e la sua No-smoking Orchestra: tu hai già avuto delle esperienze nel cinema e nella tv... pensi che ciò si possa ripetere?
«Sì, io ho partecipato ad alcune serie tv in Spagna, sono comparso in diversi film e cortometraggi. Anche le mie canzoni sono presenti in numerose colonne sonore... certamente mi piacerebbe poter ripetere queste esperienze, anche se non so se e come succederà. Il cinema è un altro genere di arte, una professione seria, che andrebbe studiata e approfondita dovutamente».

Chi sarebbe stato Tonino Carotone oggi se non fosse diventato un musicista? Che lavoro avrebbe svolto?
«Difficile dirlo. Ho fatto lavori molto diversi fra loro in passato: ad esempio sono stato vigile del fuoco, ho lavorato in zone di montagna, ho fatto il postino, il cameriere... se non fossi stato un musicista, chissà, forse sarei stato un bandito, o un narcotrafficante! (ride)».

A proposito di droga, hai girato un video di auguri con Manu Chao per Don Gallo, che dagli anni '70 è il punto di riferimento della comunità di recupero di San Benedetto al Porto di Genova...
«Sì, è vero. Don Gallo è un grande amico e ho un grande rispetto per lui, perché è una persona integra, uno che lavora con gli ultimi e per gli ultimi, prostitute, drogati... inoltre è una figura di grande libertà all'interno della Chiesa».

E tu sei cattolico?
«Mah, ho ricevuto un'educazione cattolica dai miei genitori, ma non così profonda. Per me ciò che conta è la solidarietà, l'aiuto ai meno fortunati. In un mondo talmente consumista, la gente potrebbe essere più solidale».

Qual è la tua canzone italiana preferita?
«Penso "Azzurro" di Paolo Conte. E anche "Storia d'amore" di Celentano, di cui ho fatto anche una cover».

Hai scontato un anno di carcere per non aver adempiuto ai tuoi obblighi di leva: cosa ricordi e cosa porti con te di quell'esperienza?
«E' stata la conseguenza di una lotta che non era solo mia, ma che supportavamo in molti nel mio paese (Pamplona), contro il militarismo. Il militarismo, infatti, è sempre negativo, ed è anche una spesa incredibile: ci girano parecchi soldi in questo 'negozio della guerra'. Io credo in valori positivi e penso che anche la musica, la poesia, tutte le arti possano aiutare a sensibilizzare la gente al pacifismo e alla non-violenza. In carcere ho imparato tanto: sempre con la chitarra, con gli altri ragazzi... Certo, per me è stato diverso perché sono stato incarcerato per una causa nobile, giusta, per cui sono entrato e uscito a testa alta. La cosa più triste era vedere che alcuni invece erano dentro perché avevano fatto errori, e c'era quindi una sofferenza diversa».

La tua musica è un mix di generi diversi. Quale ti appartiene e ti rappresenta di più?
«Non lo so, non si può parlare di purismo nella musica secondo me. Per me la musica stessa è contaminazione: tutto si mescola, a partire da quello che si ascolta da piccoli. Penso che si debba prima osservare gli altri e poi progettare. Ecco, posso dire che sono un osservatore prima di essere un musicista».

Perché hai chiamato 'Ciao mortali' il tuo ultimo album?
«Perché così posso salutare davvero tutti, senza distinzione. Così posso salutare anche chi si crede immortale! Prima siamo animali, poi vertebrati, poi uomini civilizzati. Ma tutti uguali, almeno di fronte alla morte. Insomma, c'è un grande senso di umanità dietro tutto questo».

Sei soddisfatto del libro che hai scritto con Federico Traversa, 'Il Maestro dell'ora brava'?
«Si, è stata una bella esperienza. Federico Traversa mi ha seguito per 8 mesi, e insieme abbiamo raccontato questa mia 'filosofia notturna'. Eravamo insieme per locali, concerti, strada, autostrada... E' stato bello perché nel libro non c'è solo l'artista Tonino Carotone, ma la persona. E' insomma un po' un'autobiografia, con ricordi di bambino e delitti prescritti!».

Giorni fa Manu Chao, tuo amico e collega, ha dato spazio sul suo sito al messaggio della Rete di intellettuali e artisti in difesa dell'umanità che sta raccogliendo firme per una dichiarazione volta a conoscere cosa è realmente successo sulla Flottilla Freedom e a condannare i responsabili. Cosa ne pensi? Firmerai?
«Non sapevo ancora nulla di questa raccolta firme, ma credo proprio che firmerò. Sono tempi in cui si parla spesso di terrorismo. La parola terrorismo è una parola killer: spesso ci si approfitta di questo termine per colpire questa democrazia o quella rivoluzione. E' difficile dire cosa si dovrebbe fare, ma in generale è certo che Israele avrebbe dovuto imparare dal suo passato quanto sia importante il rispetto della libertà».

Ora che sei affermato e hai successo, è ancora un mondo difficile?
«E' sempre un mondo difficile, per la maggior parte di noi. E' facile per qualcuno, forse, ma sono davvero pochi!».

Carlotta Giovannucci

mercoledì 2 giugno 2010

Enrico Rava al Pescara Jazz con il suo tributo a Gershwin

E' il jazzista italiano piu' conosciuto a livello internazionale, ha inciso piu' di 90 dischi e suonato con tutti i piu' grandi musicisti della scena mondiale: è Enrico Rava, che il 18 luglio sarà al Pescara Jazz con il suo personale omaggio a George Gershwin. Intanto ieri sera, per la prima volta, questo "poeta della tromba", flicornista e compositore è approdato al Maggio Musicale Fiorentino, con il suo quintetto ma anche con l'Orchestra del Maggio al gran completo diretta da Paolo Silvestri, per un concerto unico, in collaborazione con Eventi Music Pool, presso il Teatro Comunale di Firenze. E a Paolo Silvestri si devono gli arrangiamenti delle piu' belle canzoni e composizioni di Gershwin, dalla "Rapsodia in blue" con cui si apre la serata a "Summertime", da "The man I love" a "Un americano a Parigi", passando da "It ain't necessarily so" a "Someone to watch over me", da "But not for me" a "Love is here to stay", con cui si chiude la scaletta. Dice Rava: «Mi sono innamorato di Gershwin fin da bambino, grazie a mia madre che suonava la "Rapsodia in blue", e piu' avanti ascoltando Ella Fittzgerald, Armstrong, Parker e Miles Davis: l'autore di "Porgy and Bess" e' un compositore quanto mai attuale, i cui lavori sono diventati dei veri e propri classici del jazz». Paolo Silvestri da tempo si dedica alla creazione e alla realizzazione di progetti che prevedono l'incontro fra musicisti classici e di jazz, sia in grandi organici che in formazioni ridotte. «Cerco di conciliare la scrittura con l'improvvisazione, la progettazione con l'estemporaneita', i ritmi e i timbri strumentali dei jazzisti con i colori dell'orchestra sinfonica. E' un'idea che all'epoca dei miei studi in Conservatorio sembrava impossibile, ma penso che oggi i tempi siano maturi perche' cio' avvenga. Questi arrangiamenti, revisione di un mio precedente lavoro scritto nel '98 per il centenario della nascita di Gershwin, sono dedicati idealmente a Gil Evans e Miles Davis, che nel 1958 hanno inciso un disco meraviglioso che trovo ancora straordinario: spero che in questo mio lavoro sia rimasta almeno una traccia di quel disco, che ha accompagnato tutta la mia vita». Alla performance prendono parte, accanto a Rava, Gianluca Petrella (trombone), Giovanni Guidi (pianoforte), Pietro Leveratto (contrabbasso) e Fabrizio Sferra (batteria).