giovedì 27 dicembre 2007

La canzone jazzata italiana non ha segreti per Piji

Il rapporto tra me e Pierluigi Siciliani è un po’ particolare: io e Piji, infatti, ci siamo conosciuti 4 anni fa vagando tra i corridoi di via Salaria, a Roma, in cerca dello stesso professore, cioè colui che entrambi avevamo scelto come relatore delle nostre rispettive tesi. L’università era La Sapienza, la facoltà quella di Scienze della Comunicazione. Piji, che all’epoca – almeno per me – era solo Pierluigi, si era detto disponibile a prestarmi un libro di Riccardo Bertoncelli che io stavo cercando, ma alla fine non ce n’era stato bisogno perché ero riuscito a risolvere il mio problema in un’altra maniera. Sempre 4 anni fa, Piji mi aveva anche accennato della sua passione per la musica (e confermo che lui è un brillante cantautore). Da allora non ci siamo più visti, fino a questa estate, quando – io giurato, lui concorrente – ci siamo nuovamente incrociati ad un concorso per artisti emergenti in quel di San Demetrio de’ Vestini. Devo essere sincero: è stato lui a riconoscermi. Mi ha fatto molto piacere ritrovarlo dopo tutto quel tempo, così come mi ha fatto piacere conoscere, nell’occasione, anche quel talento che è Chiara Morucci. Questo lungo preambolo è per far capire come la mia lettura de “La canzone jazzata – L’Italia che canta sotto le stelle del jazz” (Zona editore, con prefazione di Stefano Bollani e appendice di Freddy Colt) non sia stata altro che il naturale compimento di un percorso – conoscitivo e non – iniziato qualche tempo addietro nella Capitale. Che cosa ha fatto Piji con tale saggio? Semplice: ha analizzato, con un piglio a metà tra il musicologico e lo storico, la presenza del jazz nella canzone “pop” italiana, passando attraverso 80 anni di fatti e sviscerando l’influenza jazzistica riscontrabile sia nei testi che nelle musiche. È questa l’occasione per avventurarsi, in poco più di 200 pagine, nel mondo di Paolo Conte e Sergio Caputo, piuttosto che di Nicola Arigliano, Giorgio Gaber, Renato Carosone, Sergio Cammariere ed altri ancora. Insomma, il libro di Pierluigi Siciliani è davvero un prezioso breviario, godibile e piacevole, su tutto ciò che riguarda il jazz e dintorni nella canzone italiana. Ve lo consiglio vivamente.

Massimo Giuliano

lunedì 17 dicembre 2007

Il 20 dicembre Gionni Di Clemente Trio in concerto al Marni di Pescara

Giovedì 20 dicembre, alle ore 21.30, il Marni Jazz Club di Pescara presenta il Gionni Di Clemente Trio, formato da Gionni Di Clemente alla chitarra, all’oud e al sitar, Graziano Caprioni al pianoforte e alla fisarmonica e Morgan Fascioli alle percussioni. La musica di Gionni Di Clemente propone l'incontro tra le sonorità mediterranee e mediorientali e i sapori più squisitamente europei: una musica che si esalta nell'uso di molteplici strumenti e nella ricerca di ritmiche e di elaborazioni melodiche originali. La forza espressiva delle composizioni, arricchita da eleganti improvvisazioni, crea un'alchimia sonora magica e suggestiva, dove confluiscono musica classica contemporanea, jazz di ricerca e contaminazioni etniche. Nella scorsa primavera, Gionni Di Clemente ha pubblicato Danza degli Spiriti, con la Dodici Lune Records. Il prossimo appuntamento con il Marni Jazz Club sarà per giovedì 27 dicembre alle 21.30 con il concerto Gospel Sound Machine che ospiterà il sassofonista Pierpaolo Pecoriello.